Mettendo in dialogo neuroscienze cognitive, filosofia, psichiatria, il saggio dello studioso V. Gallese, Corpo non mente. Le neuroscienze cognitive e la genesi di soggettività ed intersoggettività (disponibile cliccando qui) spiega il sistema neurobiologico della simulazione incarnata come sistema di comprensione pre-linguistica, non proposizionale, di contenuti delle esperienze intersoggettive, argomenta la tesi dell'intersoggettività come intercorporeità, illustra l'ipotesi che alla base del linguaggio verbale ci sia il fenomeno dell'esaptazione di processi del sistema sensori-motorio posti al servizio della competenza linguistica; potrebbe dunque essere corporea la base di riflessività, astrazione, e capacità peculiarmente umane di esprimere domanda, dubbio, negazione, di cui il linguaggio verbale è strumento. Nella prospettiva ipotizzata il saggio mette in luce l'esperienza estetica di oggetti artistici come esperienza peculiare di "simulazione", che dunque avrebbe in sè l'intersoggettività che in certa corporeità è racchiusa; e l'esperienza dell'arte è messa in luce come esperienza in cui, sottraendoci ad altre sfere della realtà, possiamo vivere un temporaneo allontanamento da certo mondo, che consegna proprio al nostro ritorno ad esso una peculiare pienezza.
«Attraverso lo scarto prodotto rispetto al “reale” dalla creazione artistica, sia quando genera nuovi mondi riassortendo gli elementi che caratterizzano il visibile, sia quando, grazie alla finzione narrativa, crea degli apparenti doppioni del reale, quando ci disponiamo in un atteggiamento aperto allʼesperienza estetica, guardando un quadro, andando a teatro, al cinema, o leggendo un romanzo, siamo costretti a sospendere temporaneamente la nostra presa sul mondo, liberando energie fino a quel momento indisponibili, mettendole al servizio di una nuova ontologia regionale che può rivelarci nuovi aspetti di noi stessi. Più che una sospensione dʼincredulità, lʼesperienza estetica suscitata da molta produzione artistica può essere letta, appunto, come una “simulazione liberata”. Nella finzione artistica la nostra inerenza allʼoggetto è totalmente libera dai normali coinvolgimenti personali diretti con la realtà quotidiana. Siamo liberi di amare, odiare, provare terrore, piacere, facendolo da una distanza di sicurezza. Questa distanza di sicurezza che rende la mimesi catartica può mettere in gioco in modo più totalizzante la nostra naturale apertura al mondo.» (V. Gallese, Corpo non mente. Le neuroscienze cognitive e la genesi di soggettività ed intersoggettività, in "Educazione sentimentale", settembre 2013, pp. 8-24)