Tra letteratura, arti visive e neuroscienze:
«Dante confessò così la sua incapacità di descrivere la bellezza di Beatrice formatasi nella sua mente e il suo fallimento nel tentativo di raggiungere la perfezione, ma un altro artista, Sandro Botticelli, gli aprì le porte verso il riscatto. Alla fine del Quattrocento Botticelli, su commissione di Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, realizzò cento pergamene che illustravano i canti della Divina Commedia. Al canto XXXI del Paradiso corrisponde una pergamena senza disegno. In quel canto si legge:
'quanta ad imaginar, non ardirei lo minimo tentar di sua delizia. (vv. 136-138)
Se Dante non osò descrivere la bellezza di Beatrice, certo Botticelli non cercò di rappresentarla ma... nell’intenzione di Botticelli era forse il lettore colui che doveva generare la rappresentazione finale dell’opera? Possiamo forse leggerla come un’anticipazione di quella che sarà la questione centrale di tutta l’arte contemporanea e cioè che il processo creativo debba essere completato da chi l’arte la osserva?»
(S. Zeki, L. Lumer, La bella e la bestia: arte e neuroscienze, Italian Edition. I Libri del Festival della Mente.)