Che cosa spingeva, all’inizio della storia umana, esseri primitivi spesso duramente alle prese con la rischiosa e faticosa lotta per la sopravvivenza, a realizzare impegnative pitture simboliche, sulle pareti di una grotta? C’è un rapporto tra l’effetto di armonia che avvertiamo in certi istanti di relazione con persone e ambienti, e l’esperienza della bellezza che facciamo davanti a un’opera d’arte? Tra il “rintocco” provocato in noi da un momento di lettura, quando magari siamo immersi in un coinvolgente romanzo, e l’eco suscitata, dentro, da un certo luogo? Perché uno studioso di scienza, per spiegare dei contenuti della sua ricerca, può sentire il bisogno di ricorrere a metafore?
«Un artista non è mai povero»
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- 05-05-25
«Se l’esperienza estetica è un'esperienza sociale, pare proprio che per emergere e manifestarsi siano necessarie alcune componenti, come l'artista creatore, l'opera o artefatto, un osservatore, una narrazione del proprio sentimento dell'emozione vissuta che quell’osservatore fa, e un ascoltatore che si
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